venerdì 21 giugno 2019

Lettera di una precaria stabilizzata

Spett. Cose di Jaci, sono stanca di sentire, anzi di leggere, che dopo 30 anni considerano la mia e quella dei miei colleghi come una rapina del futuro delle prossime generazioni, i laureati gli unici in grado di andare a sopperire ai bisogni funzionali di questa città, è mia la colpa se intere generazioni non potranno aspirare al posto fisso..... non dovevo forse nascere? non dovevo forse vivere la mia vita da un punto di vista lavorativo, sono figlia di nessuno forse io?
sono stanca, anzi ne ho piene le scatole di questo modo di inquadrare la mia posizione e quella dei miei colleghi all'interno di questa città, essere additata continuamente come gente che non fa e sa fare nulla, di tutta questa approssimazione, nella non specificazione, nel fare di tutta l'erba un fascio..... hanno individuato, selezionato tra di noi la gente che "serviva" i cosiddetti "servizi essenziali" e tutto il resto siamo contorno, baraccone burocratico.... mi sono rotta le balle, sono stanca che la professionalità acquisita sul campo da me e da miei colleghi non venga presa in considerazione e venga continuamente derisa e messa in discussione.... Abbiamo raccolto questo amaro sfogo di una dipendente precaria stabilizzata nel giorno in cui avrebbe dovuto solo pensare a festeggiare la fine di una agonia. Cose di Jaci


1 commento:

  1. Cara collega...è sempre stato così, qui ad Aci, ma non solo per noi. Qui la gente e sempre piena di livore e invidia per tutto, non solo per la nostra posizione, che poi vorrei capire invidia di cosa..ieri ho letto un altro post di un altro comune dove altri colleghi sono stati stabilizzati. In quel post non vi era un solo commento denigratorio nei loro confronti, per loro solo commenti di solidarietà e contentezza per la fine di un'odissea com'è stata la nostra. ..questa è terra di iacitani cara collega. Naturalmente almeno noi non facciamo di tutta l'erba un fascio e ringraziamo tutti coloro che ci hanno sempre sostenuto. Il resto è solo piccola meschinità.

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