sabato 31 dicembre 2016

Al 2017 adveniente, proposta per il nuovo anno.


Continuerò a mettere le birbe alla berlina, a cercare per ogni effetto le cause, a respingere populismo e demagogia.
La verità non è mai univoca e ogni opinione, che sia legittima e sensata, avrà il giusto rispetto.
La prevaricazione non fa parte dei miei comportamenti e stigmatizzare provocazione ed arroganza lo ritengo un preciso dovere.
L'amore per la mia Città è stato e sarà il propulsore del mio impegno.
Non cerco consensi alla mia persona: unico scopo è di svegliare le coscienze ed insieme riflettere e confrontarci sugli innumerevoli problemi di Acireale.
Mille difetti ha la mia Città e milioni di pregi, per questo è la più bella Città del mondo.
Non ho padroni: rendo conto a Dio e alla mia famiglia.
Ho Fede in Dio e riconosco la Chiesa Mater et Magistra.
Al di fuori di Dio non ho certezze assolute: mai dire mai e sempre non è per sempre.
Non cambio opinione facilmente, ma so riconoscere i miei errori e so anche chiedere scusa.


Auguro uno splendido 2017 a tutti, compreso chi mi odia e chi mi disprezza, chi non ha la mia amicizia, il mio affetto o la mia stima, può vantarsi di avere almeno la mia compassione.

Anche per quest'anno il mio motto di vita sarà una frase del Padre Gaston Courtois: "Non perdere il tuo tempo ad agire senza amore"

Con affetto
Santo Di Mauro
inteso dottorziz



martedì 27 dicembre 2016

Santo Stefano



Santo Stefano, primo martire della Fede.
Santo Stefano, 26 dicembre: The Day After
Il pranzo di Santo Stefano può avere due risvolti diametralmente opposti: 1) si mangiano gli avanzi da cui trasuda in modo abominevole l’unto venuto fuori, dove i sapori e gli odori nel frigorifero si sono mischiati tra di loro generando qualcosa di abominevole; 2) si rifà il pranzo di Natale, però stavolta o con chi avresti veramente voluto a fianco per Natale ma le minaccie di suocere feroci o cognate ipocrite ti hanno dovuto fare rinunciare o inversamente inviti persone che non avresti voluto assolutamente sulle palle per Natale, ma per obblighi di qualsiasi tipo sei costretto ad invitare, 3) mangi un piatto di pastina all’olio per tenerti leggero, per poi scoprire che i profiteroles in frigorifero vanno consumati così come gli involtini con l’insalata russa, se no vanno a male, per completare il tutto. la sera, a compenso della pastina, una bella busta di crispelle di Cordai calde calde.
Comincia il vortice del riciclo che continuerà irrefrenabie per tutto l’anno: i regali che non sono piaciuti verranno dati a coloro di cui ci siamo dimenticati o per cui ci siamo riservati di sbolognare qualche cazzata.
Il riciclo vale anche per panettoni di improbabili marche e con eccentriche farciture da destare sospetti fondatissimi; per non parlare di quegli orribili tronchetti o casette innevate fatti con quelle orribili creme ganache che finiranno irrimediabilmente verso il 7 gennaio nel bidone dell'umido.
In questo giorno si fanno le visite ai parenti con reddito basso (sfigati) o da cui non riceveremo nessun beneficio, chi va al cimitero, chi fa la camminata, si , la ulteriore abbuffata nell’agriturismo di turno.
Consigli per Santo Stefano:
1) ripassare l’elenco di tutti i contatti whatsup: chi si aspetta che gli ricambiate gli auguri e vede che siete entrati ogni 30 secondi senza visualizzare il proprio messaggio, vi potrà riservare nell’immediato futuro una vendetta atroce, tipo cancellarvi dagli amici di facebook.
2) fare l’inventario di tutto quello che va sbolognato e soprattutto pensare bene la provenienza, affinchè la destinazione non sia un reso al mittente.
3) fare rigorosamente indossare ai figli tutti i capi di abbigliamento che hanno ricevuto in regalo dai parenti, per ordine di importanza partendo sempre dalla madre e dalle sorelle dei mariti ( nei secoli sono sempre stati questi soggetti che hanno innescato guerre sanguinose per un maglione con i rombi non messo).
4) cercare di dare quanta più regolarità al vostro intestino e non ridurlo intasato come via Galatea o come corso Umberto senza la ZTL.
Per tutto il resto Buon Santo Stefano, seconda festa che  speriamo di superare brillantemente.

santodimauro
dottorziz

venerdì 25 novembre 2016

La buona notte



Di sta vita u sapiti chi ni purtamu?
Lu bonu ricordu ca nuatri lassamu.
Ora è ura do riposu e do rizzettu,
o curcamuni sereni nda lu lettu:
na Salve Regina a la Gran Signura
e aribuccamuni la cupirtura...
Buona notte.
(dottorziz)

mercoledì 16 novembre 2016

La livantata


Lu ventu di livanti ca suscia da lu mari
porta lu malutempu e lu cori fa scurari,
lu mari si 'nfrusca, si rivota e vugghi
lu marinaru accortu a lu scaru s'aricoggghi;
stenni li falanchi, ammutta la varca sò
pirchi lu forti mari cumbattiri non si pò,
e s'alloungunu l'unni, lu mari scurisci,
chinu di palummeddi e a lu funnu vanu i pisci,
e cu la so gran forza iddu si lassa iri
ti pari ca lu munnu fussi prontu finiri
li marusi putenti li coculi svutannu
pari ca lu ciatu su stanu tirannu,
si porta soccu attrova, stocca, rumpi e spacca
li unni sunu 'ncurti, non fanu chiù risacca....
e ju 'ntimurutu, vidennu sti gran spaventi
l'avia ca natura chi duna sti turmenti,
nu marinaru, mi dissi: figghiu si sbagghiatu.
chiddu ca fa la natura è tuttu ragiunatu,
si non ci fussi tuttu stu gran muvimentu,
ca dura un jornu o n'ura stu  spaventu,
lu funnu di lu mari fussi paru paru
lordu e fitusu comu nu munnizzaru:
li corpi di lu mari, svotunu e scugnunu,
li fezzi e li fracidumi tutti annettunu;
dopu di stu subissu, la vita appoi rinasci,
l'erba frisca e nova ndo funnu torna a crisci,
sulu accussì a la riba lu pisci po turnari,
accussì lu pani pa famigghia mi pozzu vuscari...
ma allura pirchì l'amuri ca avi u stissu effettu
di na livantata forti, di chidda senza rizzettu,
addopu ca finisci non ti lassa arriccutu,
ma resti comu un fissa, babbu e sturdutu.
L'amuri non è da natura, ma è cunvinzioni,
è la nostra testa, capitila à lezioni.
(dottorziz)

lunedì 31 ottobre 2016

I miei Morti



Sono nato 54 anni fa, in una Città, Acireale, che all'epoca godeva un periodo di splendore e di opulenza.
Uno dei ricordi bellissimi è legato al giorno dei Morti, quando trovavamo i giocattoli e ci pervadeva il senso della felicità più pura, quando legavi quel regalo a qualcosa di incorporeo con cui avevi dei legami e che si materializzavano in quella pistola o quel trenino o quella bicicletta.
Immaginavo i morti, in libera uscita, che sfiorandolo il suolo quasi toccandolo, diafani e incorporei, luminosi, così come degli angeli che recano i doni ai propri cari. Un'immagine che mi ero creato e che mi accompagna anche ora, che mi riporta alla mente cari ricordi.
Così immaginavo mio nonno defunto, con cui non avrei mai avuto contatti, ma c'era un giocattolo, qualcosa di concreto che ci legava.
Accettare la morte come conseguenza della vita era più facile e chi era morto non moriva nei cuori e nell'affetto dei più piccoli.
Certo, ricordo anche qualche risvolto non piacevole, bambini che avendo tutti e quattro i nonni in vita, chiedevano ad essi quand'è che sarebbero morti, affinchè recassero loro i doni che desideravano.

Quindi io immaginavo mio nonno, Santo di nome come me, come un Angelo; oggi il modo di festeggiare si prova a cambiarlo, in peggio sicuramente.
Il morto che torna, anche grazie ai media, è rappresentato in fattezze mostruose, semi disfatto, con un'accetta preferibilmente piantata nel cranio e con intenzioni tutt'altro che benevole.
I vestiti lacerati, la carne che cade a pezzi, occhi che rotolano giù, suoni più simili a grugniti che a voce umana, queste sono ora le anime dei morti che tornano?
Questo immaginario, che secondo i  sostenitori di Halloween, serva ad esorcizzare la paura dell'ignoto, dello sconosciuto, dell'ultraterreno, da un altro canto ci rende una immagine sgradevole, che finite le gozzoviglie della ultima sera di ottobre, resterà nell'immaginazione.
Un giorno i miei nipoti, quando sarò passato tra i più, mi immagineranno tipo uno zombie dei riti magici del Candomblè, orrendo e fetido?
Preferisco non essere ricordato, non essere nominato, non essere una comparsa dell'orrido.

Non considerando anche i significati esoterici fino a trasformare la festa in una notte di evocazioni diaboliche e di riti demoniaci.
Ma tutto questo nulla ha a che fare con noi con la nostra storia le nostre tradizioni e la nostra educazione.

Una sola cosa.
Alla crudele morte, ridiamo dignità.
(dottorziz)