venerdì 18 ottobre 2019

L'amara vicenna di lu stritcontrol


U sbagghiu fu fattu all'origini: quannu lu Cumandanti Mulinu s'affittau u stritcontrol, non pinsau ca Jaci non è Città normali ma è na maravigghia.
U stritcontrol ca s'affittau è pi unni c'è menza civiltà, no pi lu regnu dei Mau Mau ca testa di trunzu.
Beddi valenti i vigili ca avevunu di fari lu sirviziu parteru comu li Cruciati pi la Terrasanta, cu l'intenzioni di fare piazza pulita di l'automobilisti scavaddati Jacitani.
Nenti sapennu soccu ci avissi succidutu.
Calati versu Jaci, araggiunavunu di unni principiari e pi dirla alla marinara si ni jeru a mari granni: misiru manu da Via Salvatore Vigo ( pi vicchiareddi "a strada nova").
Appena arrivati a San Micheli, si calaru a visera e mungiutu u tasto "on", parteru verso la battaglia.
Svutannu l'angolo di dda strada longa e ritta, u stritcontrol fici un nitritu comu Furia Cavallo del West quannu si c'arizzava u pilu, subitu dopu cumniciau a macinari contravvenzioni a una ogni tri metri, pareva 'n flipper anticu quannu pigghiava u special, chiu avanti si jeva e chiu assai u stritcontrol ammugghiava punti.
A metà di Via Salvatore Vigo gia erunu arrivati a 400 contravinzioni, i vigili erunu troppu priati e pinsavunu ca cu ddi nummara ca stavunu facennu, l'Assissuri Di Prima minimu minimu si l'avissi purtatu a mangiari pisci a Trizza.
Però continuannu a scinniri, u strittcontrol arrivatu a quota 1012 cuminciau a fari u stissu sgrusciu di quannu si fa u pop corn. I Vigili si cuminciaru a preoccupari, ma ndo mentri svutaru a Stazioni Vecchia e ddoci frati miu do pop corn si passau a pentola a pressione quannu frisca, mancu n'autri vinti metri e u friscu paeva chiddu do trenu ca saluta a Sammastianu: u postu era giustu, u misi e u jornu erunu sbagghiati.
Arrivatu o Carminu si sinteva fetu di caliatu e a friscata ca non era chiu friscata, pareva na schigghia di liotru incazzatu niuru.
A Via Galatea pareva ca a cosa si stava abbissanu, a Via Roma tranquilla, u corsu Umbertu qualchi contravinzioni, ma na cucciata.
La fissaria fu ca, inveci d'aricugghirisi ritti ritti o Cumannu, svutaru a Via Fabio.
In Corso Sicilia cuminciau n'autra vota u friscu, si puteva suppurtri, ma appena svutaru nda dda Piazza Europa, Matri di Diu, lu fetu di plastica abbruciata e colpi di muschittaria ca non si ponu capiri.
Di cursa svutaru verso via Oreste Scionti e ddocu successi la valli, fumu, vampi, scattioli, colpi a cannuni pa festa, cascia infernali e girandole per poi culminare con una grande esplosione.
Illesi i vigili, un poco anniricati e soprattutto scantati.
Accussì v'imparate a noleggiare, pi sgavitari, u modello "Copenaghen"; no sapiti ca pi Jacitani non ci abbasta mancu u modello "Calcutta"?

Si ringrazia Acireale Social per l'immagine, ma tantu ci su 'nsignati: tutti ni iddi piscunu pi nutizi frischi e informazioni sicure.

Au, stamu buffuniannu.

santodimauro
dottorziz
cosedijaci


Il traffico di Addis Abeba...


mercoledì 16 ottobre 2019

Lo scippo dell'IACP: ennesimo insulto alla Città di Acireale



Quello che proponiamo sono progetti e idee concrete per fare in modo che la città ritorni ad essere quel luogo di aggregazione sociale, culturale, economica e commerciale che era qualche decennio fa. Quello che nei nostri cuori era e rimane ancora adesso “il salotto” della Provincia di Catania.
(dal programma del candidato Sindaco Stefano Alì)


Il salotto tanto caro al Sindaco Alì sta per essere spogliato del proprio Comprensorio e del relativo Ufficio dell' IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) che verranno incorporati in quello di Catania.
Dopo il Tribunale, 'INPS, l'esattoria, questa nuova mazzata rende ulteriormente il salotto periferia della Città Metropolitana di Catania.

Impoverire la Città e farla diventare sempre più periferia, sempre più ghetto, sempre più dormitorio di Catania, condurrà alla fine definitiva di Acireale e della sua orgogliosa storia.

La realizzazione della Stazione Cappuccini a cui questa Amministrazione sta puntando per rilanciare le proprie future fortune politiche, se non porremo freno a questa emorragia, non servirà per la mobilità, non servirà per portare turismo in una Città morta, servirà solo a fare scappare le persone da Acireale e spesso definitivamente.

La minoranza ha sottoscritto un documento, gradito anche alla maggioranza, che impegna l'Amministrazione.
Difendiamo Acireale, difendiamo il futuro dei nostri figli, difendiamo la nostra secolare dignità.

Alleghiamo di seguito quanto fattoci pervenire dal Consigliere Alessandro Coco.

santodimauro
dottorziz
cosedijaci

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Mozione a iniziativa del Consiglieri Alessandro Coco, Michele Di Re, Giuseppe Ferlito, Francesco D’Ambra, Orazio Fazzio, Luciano Scalia, Gaetano Di Mauro, Sabrina Renna, Giuseppe Vasta
“Mantenimento e salvaguardia della sede di Acireale dell’Istituto Autonomo Case Popolari”

Premesso:
- che in data 26 settembre c.a., con delibera di Giunta Regionale si è disposta la soppressione degli Istituti Autonomi Case Popolari siciliani e la creazione dell’ARCAS (Agenzia per la Casa e l’abitare sociale) con unica sede legale in Palermo e numero 9 sedi periferiche.
- che la riforma prevede la conferma di 9 dei 10 uffici locali con identiche funzioni e la sola soppressione della sede acese accorpata così come definito all’art. 3 alla sede di Catania.

Rilevato:
- che l’I.A.C.P. ha per scopo la costruzione di alloggi da destinare alle classi meno abbienti in tutti i comuni del proprio comprensorio nei quali se ne manifesti la necessità, in conformità alla vigente legislazione sulla edilizia residenziale pubblica.
- che l’Istituto Autonomo Case Popolari di Acireale è nato con deliberazione n. 17 del 21/05/1924 del Consiglio Comunale di Acireale ed ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica come Ente morale in forza del Regio Decreto n. 1245 del 19/07/1924.
- che la legge n. 258 del 05/05/1976, all’art. 1, equipara l’Ente "ad ogni effetto agli Istituti provinciali", stabilendo al successivo art. 2 che è compito della Regione determinare l’ambito territoriale della competenza degli IACP non provinciali, sentito l’IACP provinciale e l’Amministrazione provinciale, tenuto conto dell’estensione dei comprensori e dei circondari ove esistono.
- che con Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici n. 1278 del 07/09/1977, l’Istituto venne escluso dall’incorporazione prevista per gli Istituti a carattere non provinciale.
- che l’Istituto Autonomo Case Popolari di Acireale serve un comprensorio di 26 comuni della provincia di Catania: ACIREALE, ACIBONACCORSI, ACICASTELLO, ACICATENA, ACI S. ANTONIO, BRONTE, CALATABIANO, CASTIGLIONE DI SICILIA, FIUMEFREDDO, GIARRE, LINGUAGLOSSA, MALETTO, MANIACE, MASCALI, MILO, NICOLOSI, PEDARA, PIEDIMONTE ETNEO, RANDAZZO, RIPOSTO, S.ALFIO, S. VENERINA, TRECASTAGNI, VALVERDE, VIAGRANDE, ZAFFERANA ETNEA.
- che l’Istituto Autonomo Case Popolari di Acireale gestisce attualmente 1374 immobili ad uso abitativo (di cui 450 nel comune di Acireale) e 414 immobili ad uso non abitativo.
Rilevato altresì:
- che come si evince dalla relazione della Commissione Regionale antimafia lo I.A.C.P. acese non risulta tra quelli con elevate o medie criticità determinate da infiltrazioni della criminalità organizzata, e nella considerazione del numero limitato di occupazioni abusive (343 in totale con 223 istanze di regolarizzazione già presentate come da normativa vigente)  lo I.A.C.P. di Acireale va certamente considerato tra gli I.A.C.P. siciliani più virtuosi.
- che per sua stessa caratteristica giuridica l’Ente si sostiene con forze economiche proprie derivanti principalmente dai canoni di locazione degli immobili di competenza.
- che l’I.A.C.P. di Acireale si trova in una situazione finanziaria e contabile positiva a differenza di diversi I.A.C.P. siciliani.
Considerato:
- che l’accorpamento della sede di Acireale a quella di Catania – in ossequio a un criterio del tutto formalistico di ripartizione per provincia – è in aperta contraddizione con il proposito di interagire con il territorio, ad esempio con i cosiddetti contratti di quartiere e si pone in antitesi con il carattere sociale dell’Ente.
- che il risparmio economico derivante dall’accorpamento, nella considerazione che le spese per personale e di gestione dei fini istituzionali non possono essere diminuite, sarebbe oltretutto irrisorio, anche in considerazione del fatto che la sede per gli uffici IACP è messa a disposizione dal comune di Acireale.
- che lo I.A.C.P. di Acireale servendo un totale di 26 comuni e dividendo la vasta provincia di Catania in due zone di competenza rappresenta un esempio positivo di razionalizzazione delle gestione, tanto da essere auspicabile come modello per le provincie di Messina e Palermo, dove gli I.A.C.P. si trovano a gestire territori troppo vasti e di conseguenza poco controllabili con conseguenze evidenti e negative.

Ritenuto:
- che pur essendo pienamente condivisibili le motivazioni che hanno indotto l’assessore competente e la giunta regionale a promuovere una riforma dell’ambito in questione – viste le numerose e cospicue criticità gestionali di molti di questi enti e i vari solleciti della Commissione Antimafia-, appare invece incomprensibile la logica centralizzatrice a cui tale riforma è improntata e il voler sopprimere ed accorpare un solo I.A.C.P. che può tra l’altro, essere considerato esempio positivo di gestione pubblica e certamente uno degli enti meglio rispondenti agli scopi sociali prefissi e meno sofferente per criticità altrove molto marcate.
Ritenuto in oltre:
- Che l’accorpamento dello I.A.C.P. priverebbe la Città e il suo comprensorio di un altro importante presidio amministrativo al servizio della collettività, presente da quasi 100 anni,  continuando quello che appare un vero processo di  desertificazione di servizi ai danni dei cittadini.

                                                                    IMPEGNA
la Giunta e il Consiglio Comunale
ad esperire tutte le azioni di sua competenza per sollecitare una modifica all’iter legislativo in corso a salvaguardia dello I.A.C.P. di Acireale.

Acireale 15/10/2019

mercoledì 9 ottobre 2019

Il Carnevale in Quaresima: ci meritiamo questo?



Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris 

Apprendo con un certo rammarico che la Fondazione del Carnevale ha pubblicato il calendario.
I festeggiamenti del Carnevale si protrarranno ben oltre il mardi gras, passando sopra al Mercoledi delle Ceneri, concludendosi il primo martedi di Quaresima.

Non ci credevo, pensavo che nella nobile, cattolica e rispettosa delle tradizioni Città di Acireale questo non potesse avvenire mai. Invece, guarda un pò...

Già di per se ritenevo inconcepibile che si potesse sforare in Quaresima a causa della pioggia che avesse impedito la sfilata dei Carri di Cartapesta, figuriamoci il programmare in Quaresima.

Non mi dite che lo fanno gli altri Carnevali e che quindi: perchè non dovremmo farlo noi?
Acireale non è Viareggio.
La storia, le tradizioni della nostra Città le abbiamo dimenticate?
La nostra cultura, la particolare attenzione per la Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo che ci vengono dalla dominazione spagnola e ora sono nostre quanto loro.
Il rispetto per la morte che ci viene da secoli tramandato.
La solennità della Processione del Venerdi Santo non è fatto di costume, ad Acireale è partecipazione di Fede e di Devozione. Così il Mercoledi Santo, in cui si riflette della miserrima condizione umana.
Il giorno dei Morti, quando al Cimitero rinnoviamo quel legame con quelli che sono passati avanti a noi.
Non siete a conoscenza della devozione all'Ecce Homo a San Sebastiano o al Divinissimo Cristo alla Colonna in San Pietro?

Invece di andare a ricercare nel trascurato e camuliato Archivio Storico o nella Biblioteca Zelantea i riti della Quaresima che si celebravano ad Acireale, ci concediamo al Carnevale ab libitum.
Invece di ricreare l'atmosfera del Carnevale dei nostri padri, perseveriamo ad inseguire una grandeur estremamente evanescente.

Con la precedente Fondazione abbiamo perso tanto denaro, così facendo con questa rischiamo di perdere la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra religiosità, la nostra identità.
Perderemo noi stessi come Comunità, quella stessa che nei secoli ha affrontato a testa alta prove e vicissitudini e che non ha mai smesso di coltivare i propri valori.

Ci diranno trunzi a maggior ragione.
C'est la vie.


santodimauro
dottorziz
cosedijaci




martedì 8 ottobre 2019

La Fiera del Sabato in Centro (quale Centro??)



Bellissima pensata, via dal Tupparello, la Fiera del Sabato torna in centro.
Però... c'è il però: unni a mittemu?
Cappuccini? Duomo, Corso Umberto? Corso Italia? Area COM?
Accontentare gli Acesi non è roba da poco, anche perchè ognuno sceglie una location diversa e piuttosto che fare vincere le idee degli altri, l'Acese standard preferisce che la Fiera resti al Tupparello.
Dispiace per gli abitanti di Aciplatani che in tanti andranno alla fiera di Acicatena (mi pare il mercoledi).

Qualora si dovesse portare all'area COM non ne sarei felice, forse è la soluzione è più semplice, meno laboriosa e più accessibile; tanti cittadini sono contrari perchè dicono che sia rimasto l'unico punto aggregativo della Città, dove i nonni portano i nipotini a giocare e i giovani ne approfittano per una sgambata o per tirare al canestro.
Per me che sono cresciuto sbucciandomi le ginocchia sui bordi delle aiuole in pietra lavica della Villa Belvedere o della Villetta Garibaldi, pensare che per i bambini l'unico posto per potere giocare in questa Città sia un recinto di cemento armato pavimentato di cemento fa venire le bolle e i foruncoli.

Ma l'Area COM non si tocca: abbiamo lottato per liberarla dallo scempio della fiera del mocio miracoloso e della padella antiaderente, l'abbiamo nobilitata dedicandola ad un eroe vittima della mafia, Francesco Vecchio e se a malapena ne tolleriamo l'uso a parcheggio per il Carnevale, sarebbe un colpo al cuore farne sede della Fiera del Sabato.

La scelta dei Cappuccini potrebbe andare ma pare che ci siano problemi con le vie di fuga. Non sono un tecnico e prendo per buona.
La scelta di Corso Umberto può essere buona ma per pietà non chiamatelo Centro Storico, Corso Umberto non è Centro Storico e non è neanche pieno di Barocco come tanti Acesi (ignoranti) affermano orgogliosi. Corso Umberto non è Centro Storico e di barocco non c'è mancu u ciauru.
Il Corso Umberto, ha una storia recente e la sua apertura è dovuta alla magnificenza, munificenza e autorevolezza della Famiglia Nicolosi di Villagrande, che vollero il Passiaturi verso il Belvedere culminante sullo sfondo con la propria Chiesa dell'Indirizzo, sacrificando anche parte dei propri palazzi. Se un giorno per coincidenze casuali della vita dovessi diventare Sindaco, farei togliere il nome di Umberto I, re poco amato e morto ammazzato, e farei chiamare il nostro  pseudo salotto buono "Prospettiva Nicolosi"

La Fiera del Sabato sarebbe perfetta nel Centro Storico, ove per secoli si è sempre svolta fino a quando il XX secolo l'ha decentralizzata.
Centro Storico quale? Quello che è sempre stato il centro nevralgico dei commerci e degli scambia ad Acireale, la Piazza Commestibili oggi Piazza Marconi.
La fiera si svolgerebbe da Piazza Alfio Grassi per piazza Mazzini, Piazza Marconi, Via San Martino e Via Dafnica fino alla Chiesa di Gesù e Maria.
Li Acireale è nata e li sono nati i suoi commerci: facciamo rivivere una zona uccisa dalla spesa veloce, dal supermercato e infine dai centri commerciali.
Torniamo a Piazza Marconi, facciamo rinascere il Centro Storico (quello vero) di Acireale, e nel frattempo, due passi in più e si può ammirare il Barocco, quello bello, quello nostro di Palazzo Scudero.

Poi faciti comu vuliti, ju oramai m'arizzittai: v'arrunchiu i spaddi, scunsulatu.

santodimauro
dottorziz
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