lunedì 1 ottobre 2018

Don Roberto si accommiata dalla Cattedrale



Tutti commossi stasera in una affollata Cattedrale a partecipare all'ultima messa di Don Roberto Strano come Arciprete Parroco.
L'omelia è stata un ringraziamento corale a tutti coloro che gli hanno collaborato e che gli sono stati vicini in questi splendidi 19 anni.
Sicuramente la Basilica  Cattedrale con don Roberto Strano è stata sempre un centro di attività pastorale, liturgica, caritatevole, culturale. Tutto fatto bene e, come ha sottolineato don Roberto, grazie a tutti coloro che ha avuto vicino.
Inaspettato per i più l'intervento a fine Messa di S.E.R. Mons. Nino Raspanti che ha avuto delle belle parole per don Roberto.
In effetti don Roberto ha accolto il trasferimento alla Basilica Prepositurale di Aci San Filippo con obbedienza e serenità che ha trasmesso ai parrocchiani invitando ad accogliere il nuovo Parroco don Mario Fresta con lo stesso affetto che dimostrano a lui ogni giorno.

Discorso un poco diverso per tanti parrocchiani di Aci San Filippo che, malgrado gli inviti di don Alessandro ad accogliere con serenità la decisione del Vescovo, sono addolorati e scontenti.
Don Alessandro da domani invece sarà l'Arciprete Parroco delle comunità di Sant'Alfio (a Vara per capirci), dove amministrerà una parrocchia di dimensioni minori in un luogo incantevole.

A Don Roberto vanno gli auguri di tutti i devoti di Santa Venera, del Circolo Santa Venera e della Deputazione della Reale Cappella di Santa Venera, ringraziandolo per tutto l'impegno che ha messo nella crescita umana e spirituale del Circolo e nella organizzazione della festa della nostra Principale Patrona.
Ricordo che Don Roberto si è anche dimesso da Cappellano della Reale Cappella di Santa Venera.

Aci San Filippo è a cinque minuti da Acireale, la Basilica è bella e andare a trovare don Roberto penso che sarà pensiero di tanti.

Auguri don Roberto

"ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra"Atti 1, 8

santodimauro


L'OMELIA DI DON ROBERTO STRANO



La celebrazione eucaristica di stasera vuole essere un inno di ringraziamento e di lode al Signore Gesù, Pastore e Guida del suo popolo, che mi ha permesso di svolgere il santo ministero sacerdotale in mezzo a voi per 19 anni. Anni intensi, che ci hanno visti impegnati nell’opera dell’evangelizzazione, della preghiera e della testimonianza della carità.
Non ho da farvi un discorso di commiato, né tantomeno un resoconto di ciò che abbiamo fatto. Quanto si è realizzato nell’ordine materiale è sotto gli occhi di tutti e non occorre fare nessun elenco; quanto si è operato per il Regno di Dio appartiene alla logica evangelica del seme che darà frutto a tempo opportuno.
Sento, però, di dirvi che sono orgoglioso di essere stato il vostro Parroco, di aver costruito insieme con voi una comunità vivace, attenta, responsabile e operosa. Senza di voi non avrei potuto realizzare nulla, avrei fatto il custode di questo magnifico tempio e nulla di più. Con voi, invece, “pietre vive” abbiamo costruito pazientemente questa casa comune rendendola scuola di comunione, vivendola come se fossa “casa nostra”.
Nel lasciarvi, vi esorto a continuare con gioia ed impegno, sotto altra guida, il lavoro intrapreso, ricordandoci che lavoriamo per il Regno di Dio e non per il Parroco. I Parroci passano, Gesù Cristo resta per sempre!
Quando arrivai Parroco in Cattedrale, succedendo al compianto Mons. Giampapa, nella vignetta della rivista umoristica del giornale, edito in occasione del carnevale, qualcuno scrisse che in Cattedrale si era passati “dall’infinitamente grande” (alludendo alla mole e all’età di Mons. Giampapa) “all’infinitamente piccolo” (alludendo alla mia giovane età, avevo 34 anni, e alla mia corporatura). Quella frase me la sono sempre portata nel cuore, quasi il segreto della mia riuscita e del mio ministero. Essere “infinitamente piccolo”, per lasciarmi guidare ogni giorno dal buon Dio, per vivere umilmente il mio ministero senza montare in superbia, abbandonandomi fiduciosamente in Lui come il bambino fa in braccio alla propria mamma, sorretto dalla vostra collaborazione, dal vostro affetto e dalla vostra stima, che ho sempre sperimentato in questi anni. Sostenuto da voi e per ben 16 anni custodito dalla mia tenera e indimenticabile mamma, ho vissuto pienamente la Parrocchia adoperandomi con tutte le mie forze per individuare percorsi di crescita comune.
Che dirvi nel momento del mio congedo? Solo poche ed essenziali parole che vogliono essere il compendio di questo lungo itinerario percorso insieme.
1. Come ebbe a dire don Tonino Bello morente al Parroco della Cattedrale di Molfetta, lo stesso ripeto a voi: “Amate Gesù Cristo, i poveri soprattutto, il resto non conta nulla”. Gesù Cristo – come ebbe a dire il Beato Paolo VI nel 1970 a Manila: ““E’ il Figlio di Dio vivo (Matth. 16, 16); Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito d’ogni creatura, è il fondamento d’ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il Redentore; Egli è nato, è morto, è risorto per noi; Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita; Egli è l’uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di Lui: Egli è la luce, è la verità, anzi: Egli è «la via, la verità e la vita» (o. 14, 6); Egli è il Pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete; Egli è il Pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, Egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore, disgraziato e paziente. Per noi, Egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore ed i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli….”.
2. Amate la Chiesa di cui la Parrocchia è una piccola, significativa espressione. Non soffermatevi troppo sui limiti, sugli scandali sulle notizie di cronaca, andate oltre, nel cuore dell’Ecclesìa. Vivete la Chiesa non come camminatori solitari, ma come compagni di cordata, in comunione con il Papa, con il Vescovo e con tutti i fratelli che condividono la stessa esperienza di fede. Servite la Chiesa con l’apporto intelligente e costruttivo che ognuno di voi sa e può dare.
3. Amate il mondo e la sua storia. Il cristiano ha una grave responsabilità, quella di portare il Vangelo nelle strade del mondo, di portarlo non con le parole ma con la vera testimonianza della vita. Se denunciamo che il mondo va male, dovremmo seriamente interrogarci su cosa abbiamo fatto per renderlo migliore. Ci siamo limitati, forse, a proporre sterili regole e precetti ed abbiamo accantonato la notizia più vera e più lieta che “umanizza”, cioè l’annuncio liberante del Vangelo. Siate entusiasti evangelizzatori nella nostra amata città e nei luoghi dove ogni giorno vivete e spendete la vostra quotidianità. Ricordiamoci sempre del monito di don primo Mazzolari: “Il mondo cambia, se noi cambiamo; muta, se noi mutiamo; si fa nuovo, se qualcuno ha il coraggio di farsi creatura nuova”.
4. Rivolgo un devoto e filiale saluto ai Vescovi che in questi anni si sono succeduti in questa Cattedra: Mons. Gristina, Mons. Vigo e Mons. Raspanti. Il loro ricordo, unitamente all’affetto che mi hanno sempre dimostrato, lo conserverò gelosamente nel cuore. Un ringraziamento particolare lo rivolgo a Sua Eminenza il Cardinale Paolo Romeo, il quale – rientrando dal servizio pastorale svolto a Palermo – ha scelto di inserirsi nella nostra Comunità. Lo ringrazio per l’affetto, per i saggi consigli, per le generose opere che ha realizzato e, soprattutto, per lo stile semplice e umile che mi ha testimoniato, unitamente ad un amore grande verso la Chiesa.
5. Saluto e ringrazio di cuore il mio primo collaboratore, il carissimo P. Vincenzo Piscopo, lo ringrazio per tutto quello che ha fatto e continua a fare nella nostra Comunità, nell’umiltà, nel silenzio e nella discrezione. Più della metà degli anni trascorsi in Cattedrale li abbiamo vissuti insieme, stimandoci e volendoci bene. Rivolgo un caro pensiero ai Sacerdoti che sono stati collaboratori come Vicari Parrocchiali: P. Virgilio, P. Simone e P. Francesco e ai reverendissimi Canonici del Capitolo Cattedrale, ai Rettori delle Basiliche nel territorio parrocchiale, gli Istituti religiosi: Figlie di Maria Ausiliatrice, Suore Ancelle di Gesù sacerdote Suore Ministre degli infermi, la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, i Fratelli delle Scuole cristiane e la bellissima realtà dei Ministri degli Infermi, che ho sempre ritenuto il “fiore all’occhiello” del territorio parrocchiale. Un grazie particolare al Seminario per il servizio liturgico svolto nelle celebrazioni diocesane e in quelle più importanti dell’anno liturgico.
6. Porgo un cordiale saluto alle gentili Autorità qui presenti. In essi vedo tutti i Sindaci, Commissari Straordinari, Assessori, Consiglieri, Onorevoli che in questi anni si sono susseguiti e con i quali ho sempre instaurato serene amicizia e forme di collaborazione che avevano come mira il bene della Città. Io sono acese, mi vanto di essere “testa di trunzu”, ecco perché ho sempre gioito per i successi conseguiti dalla Città e mi sono fortemente rammaricato quando, a motivo della crisi e di mancanza di progettualità, su di essa si è stesa una coltre di silenzio. A voi, tutori e custodi del bene comune, formulo gli auguri più belli per un proficuo lavoro a servizio dell’intera comunità e con Gandhi vi ripeto stasera: “Può darsi che voi non siete responsabili di quanto ci circonda, ma lo sarete se non farete nulla per cambiarlo”.
7. Saluto le Gentili Autorità militari, con cui ho sempre mantenuto ottimi rapporti e il cui spirito di servizio e dedizione mi ha sempre edificato.
8. A Maria, Vergine del “Si”, a Santa Venera, nostra celeste Patrona, affido voi tutti e il nuovo Parroco, il carissimo don Mario Fresta, a cui va il mio affettuoso e sincero augurio per il ministero sacerdotale che intraprende in mezzo a voi. Come vi ho scritto sul foglio Kaire vi chiedo di accoglierlo, collaborarlo e amarlo così come avete fatto con me.
9. Per voi tutti, amatissimo popolo santo di Dio, rivolgo al Signore la mia preghiera con le stesse parole che Bonheffer mette in bocca a Mosè in un suo carme:
Dio di misericordia, che perdoni.
Dio, questo popolo io l’ho amato !
Aver portato i suoi vizi e i suoi peccati
e l’aver scorto la sua salvezza, questo mi basta. Amen.

1 commento:

  1. Un parroco che ha amato le sue pecorelle e che da esse si è fatto amare. Auguri don Roberto

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